Intervista a Stefano Scagnetti e Stefano Travaglio di Eight Twenty
Parlando di Time to Production… perché è una caratteristica così importante per le aziende improntate al futuro?
Stefano Scagnetti
Prima di tutto spieghiamo in poche parole cosa intendiamo per Time to Production in 820. Per noi significa poter dare ai nostri clienti la soluzione richiesta in un orizzonte temporale molto rapido, velocizzando il più possibile tutte le fasi di messa in produzione della soluzione, dal momento del disegno fino a quello di collaudo. È uno dei nostri valori distintivi sul mercato, lo consideriamo un fattore critico di successo, non solo per noi, ma anche per i nostri clienti:
- Gli consente di introdurre soluzioni tecnologiche che possono avere un impatto positivo sul loro business, in tempi brevi, in mercati che sono continuamente in trasformazione e che, quindi, richiedono tempi rapidi di reazione;
- Possono portare a termine progetti ad un costo molto competitivo, in quanto le giornate di sviluppo e produzione sono estremamente ridotte;
- Progetti troppo lunghi spesso spaventano e/o tendono a perdere la loro efficacia più si allunga il tempo di implementazione, le persone perdono la loro spinta propulsiva coinvolti nel loro lavoro giornaliero, poter proporre progetti con un obiettivo ravvicinato stimola le persone coinvolte e ne rafforza l’energia perché vedono il traguardo alla loro portata.
Quando parliamo di time to production, non ci riferiamo solamente alla prima implementazione, ma anche alle fasi evolutive del progetto, che possono sostanziarsi in change request funzionali o in evolutive più strutturate quali l’allargamento del perimetro di processi coinvolti o la modifica di quelli attuali, ad esempio. La rapidità di messa in produzione consente al cliente di poter beneficiare di un miglioramento continuo (concetto di continuous improvement) dei propri processi nel tempo.
Stefano Travaglio
Anche io penso al time to production come ad una caratteristica che ci contraddistingue e lo fa in tutte le fasi del lavoro. Abbiamo la parte dell’implementazione, in cui puntiamo a tempi ottimali, ma questo valore lo portiamo anche nella gestione della piattaforma nel tempo, per esempio negli aggiornamenti che portiamo ai processi.
Parlando di piattaforma, come fa SINTROPI ad avere questi risultati?
Stefano Travaglio
SINTROPI è una tecnologia proprietaria che abbiamo sviluppato proprio con il cliente in mente e che include tutti gli elementi che ci permettono di essere veloci e al contempo offrire un prodotto che è customizzato sui bisogni del cliente. In pratica, rappresenta il meglio dei due mondi.
Come lo facciamo? Intanto, con il know-how di una squadra che conta 20 anni di esperienza e che condivide la passione per la qualità, che poi si riversa nelle nostre scelte tecnologiche.
SINTROPI è un sistema a blocchi, quindi una soluzione low code con elementi che possono essere riutilizzati e customizzati per il cliente. Questo permette agli sviluppatori di limitare drasticamente il tempo dedicato alla scrittura di codice, riducendo, di conseguenza, errori e migliorando i tempi di realizzazione.
L’architettura scelta è quella a microservizi, che è allo stesso tempo sofisticata e leggera, e la piattaforma vive nel cloud dove la scalabilità ma anche la sicurezza e l’encryption sono presenti by design.
Anche la parte di integrazione è altrettanto importante. Poter plasticamente e rapidamente accompagnare i clienti nell’analisi a livello applicativo dei loro ambienti esistenti, definendo le attività di integrazione nei confronti degli applicativi interni che i clienti ritengono indispensabili, e potendo poi disegnare nuove esperienze a livello funzionale e UX in SINTROPI rappresenta un fattore critico di successo dei progetti e di soddisfazione da parte degli utenti.
Per poter operare rapidamente in questo modo, è importante avere le giuste competenze interne ed essere proprietari della piattaforma, elementi che contraddistinguono Eight Twenty e ne determinano la sua unicità.
Stefano Scagnetti
Abbiamo accumulato un importante livello di esperienza, spaziando in diversi settori merceologici e funzioni aziendali. Il risultato, però, è lo stesso:
- Siamo in grado di creare POC nel giro di alcuni giorni, massimo una settimana, potendo così dare concretezza al cliente per poter poi proseguire nel suo percorso di investimento tecnologico. Abbiamo esempi nell’ambito di soluzioni di processo quali il vendor scoring, la ricerca intelligente dei documenti con cognitive services, la gestione dei reclami.
- Abbiamo completato progetti complessi in alcune settimane, dal disegno al collaudo. È difficile generalizzare, in quanto la durata dell’implementazione può variare a seconda della sofisticazione del processo, ma siamo sempre nell’ordine di alcune settimane. Questo vale anche in casi di processi molto ramificati, pensiamo a quelli dell’Ufficio Acquisti di grandi realtà industriali o di clienti presenti in settori molto verticali come l’automotive e servizi di sicurezza, fino ad arrivare alla Pubblica Amministrazione.
Come già ricordato, questi risultati poi si applicano a tutte le fasi evolutive dei progetti, in ambito sia funzionale che di UX, tenendo sempre al centro il concetto di miglioramento continuo.
Time to production: a livello di processo e a livello di interfaccia
Stefano Travaglio
Parlando di miglioramento continuo, nella nostra piattaforma, siamo in grado di cambiare il processo in base alle cose che abbiamo appreso dal processo corrente. Questo aggiustamento non avviene con tempi lunghi, ma può essere implementato e propagato real time e grazie al controllo sulle metriche, possiamo capire subito che impatto abbiamo avuto.
Un processo che funziona, è un processo monitorato. Non si tratta solo di abilitare la previsione di tempi e capacità produttiva (il cosa si fa), ma anche di identificare occasioni di miglioramento per il come si fanno le cose. Il know-how di un’azienda è anche questo, ed è diventato il vantaggio competitivo di alcune realtà molto interessanti.
Un processo vivo è sempre pronto a cambiare, proprio perché l’azienda è viva e pronta a rispondere al mercato (come diceva Stefano prima) e non può farlo se resta ferma. Con SINTROPI, possiamo capire come si fanno le cose, verificare la velocity con cui un processo scorre, capire dove rallenta e intervenire sui colli di bottiglia, identificando gli step che producono meno valore.